Vi sono stati numerosi rispondenti del tema sulla standardizzazione / semplificazione , o anche direttamente approfittando dello “spazio di ascolto” a disposizione, che hanno fatto riferimento al tema delle differenze tra “modello centralizzato” e “modello decentralizzato” di trasparenza. Secondo i rappresentanti di alcune delle organizzazioni campionate, infatti, la semplificazione potrebbe essere realmente raggiunta mediante lo sviluppo di un’unica piattaforma web ove possano accedere tutte le pubbliche amministrazioni, ciascuna con una propria utenza. In questo modo si potrebbe dar vita ad un unico centro di raccolta con possibilità di filtrare, ricercare e selezionare i dati in modalità open data. Tale architettura risponderebbe al bisogno di trasparenza della collettività ma permetterebbe anche la possibilità di attribuire ai dati un valore utile in termini di servizi personalizzabili a cittadini e imprese (notifiche via mail e sms), di statistiche, analisi e controlli (incrociando per esempio i dati con quelli già in uso all’Istat, alla Guardia di Finanza, all’ANAC stessa), nonché non da ultimo di benchmarking. Come noto, a livello internazionale, nel tempo si sono affermati, sia a livello teorico/normativo sia a livello di messa in pratica, due diversi modelli di trasparenza amministrativa “attiva”:
- Il modello centralizzato di trasparenza attiva, in cui le amministrazioni conferiscono i dati e i documenti amministrativi in database e repository gestite a livello centrale a cui i cittadini e gli stakeholder possono accedere attraverso filtri e motori di ricerca. E’ questo il modello prevalente nei sistemi anglosassoni e incentrato su dataset e open data, soprattutto ai fini del riutilizzo dei dati;
- Il modello decentralizzato di trasparenza attiva, in cui le singole amministrazioni sono chiamate a pubblicare sul proprio sito istituzionale, in forma quanto più standardizzata possibile, i dati e documenti previsti dal quadro normativo vigente ed eventualmente altri dati e documenti aggiuntivi. È questo il modello prevalente scelto dal legislatore italiano a partire dalla legge n. 190/2012 e dal d.lgs. n. 33/2013. Pur consapevoli delle caratteristiche del quadro normativo vigente in Italia, alcuni RPCT, alla luce della esperienza maturata, forniscono come spunti, nell’ambito di una generale semplificazione e standardizzazione degli obblighi di pubblicità, l’individuazione di soluzioni che permettano di far confluire in tutto o in parte dati e documenti in database e repository centralizzate. Tra gli spunti pervenuti è possibile individuare alcune ricorrenze classificabile in tre tipologie di proposte:
1. ridurre gli obblighi di pubblicazione e focalizzarsi su alcune tipologie di dati e documenti, anche traendo spunto da quelli maggiormente consultati dagli utenti o da quelli maggiormente oggetto di richieste di accesso, da conferire in una banca dati o comunque in un database eventualmente gestito dall’ANAC e con funzionalità per la ricerca e la consultazione, che sostituisca le singole sezioni Amministrazione Trasparente;
2. proposta di identificare solo pochi set di dati da rendere disponibili per il caricamento da parte dell’ANAC in database, sul modello di quelli sugli appalti previsti dalla legge n. 190/2012;
3. identificare specifiche tipologie di dati e documenti particolarmente rilevanti per specifiche categorie di amministrazioni (ad esempio sovvenzioni e contributi per i comuni, servizi offerti per le università, etc.) a partire dalle quali realizzare portali tematici per la consultazione e rappresentazione dei dati e documenti.
Di seguito alcune riflessioni :
Fonte: Anac Progetto trasparenza > Monitoraggio conoscitivo sulla esperienza della trasparenza
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