Fonte: Corriere della Calabria
Il Piano anticorruzione “stoppato” dalla burocrazia. Troppe pedine considerate “intoccabili” non vengono spostate. E il sindacato Csa-Cisal chiede l’intervento della giunta: «Le regole non valgono solo per una parte dei dipendenti»
CATANZARO «Nella nebulosa della Cittadella le foglie di fico sono tante, pronte a ogni uso. Tuttavia su certi argomenti non riescono a coprire al meglio la malcelata insofferenza alle regole che pulsa dentro il palazzo. Allora si pensa bene di levarle del tutto, come accade con il “Piano triennale per la Prevenzione della Corruzione e della Trasparenza (PTPCT)”. Locuzione roboante, densa e lunga. Forse troppo per alcune figure apicali dell’amministrazione che ne dimenticano una parte, ignorano l’altra o le cancellano tutte». Esordisce così il sindacato CSA-Cisal che, dopo precedenti interventi sul tema, ritiene opportuno approfondire lo stato di attuazione del piano anticorruzione. Ebbene, meno di un mese fa, il 30 giugno scorso, scattava un’importante scadenza da rispettare affinché si fosse allineati con i tempi dettati del PTPCT 2018/2020, che impone l’osservanza di una sequenza progressiva di adempimenti. I dirigenti generali, ciascuno per il settore di propria competenza, erano tenuti a stilare l’elenco del personale soggetto a rotazione che avesse maturato i requisiti di anzianità di servizio. Una semplice e scontata ricognizione, si dirà. Peccato che su 17 strutture dipartimentali solo 6 abbiano fornito una risposta. Una penuria che aveva indotto il responsabile della Prevenzione della Corruzione e della Trasparenza (RPCT) a redarguire, con una nota del 9 luglio scorso, i dirigenti smemorati o inadempienti. Dunque solo un terzo dell’élite dirigenziale dell’amministrazione regionale aveva compiuto il primo step per applicare regolarmente il piano triennale. Infatti quella comunicazione si inserisce in un cronoprogramma prestabilito che servirà a garantire al RPCT, entro il 15 dicembre di ogni anno, di trasmettere all’Organismo Indipendente di Valutazione (Oiv), alla giunta regionale una relazione recante i risultati dell’attività svolta e, inoltre, pubblicarla sul sito web dell’amministrazione. Un modo per preservare anche la trasparenza, l’altra faccia della medaglia. Le “dimenticanze” sono ancora prevalenti, ma il sindacato CSA-Cisal non le ritiene più tollerabili. «Hanno provveduto i dirigenti dalla memoria corta a comunicare gli elenchi, come peraltro ha richiesto, di nuovo, il responsabile della Prevenzione della Corruzione e della Trasparenza (RPCT) nella nota? – si chiede il sindacato. E ancora, l’ufficio procedimenti disciplinari è riuscito a comunicare il giorno successivo alla lettera (10 luglio) i casi di avvio di procedimenti penali o disciplinari per condotte di natura corruttiva, che è propedeutica all’attuazione della rotazione straordinaria, da applicarsi dopo il verificarsi di fenomeni corruttivi? Tra gli 11 dipartimenti che, in prima istanza, non avevano risposto ci sono quelli di Organizzazione e Risorse Umane, Lavoro-Formazione e Politiche Sociali, Agricoltura e Risorse Agroalimentari, Programmazione Nazionale e Comunitaria, Infrastrutture-Lavori Pubblici e Mobilità, che dovrebbero essere un fulgido esempio di tempestività e trasparenza. Se la lacuna informativa non è stata colmata è bene che ne venga a conoscenza l’Anac . Anzi, del suo presidente nazionale, Raffaele Cantone, tornano utili alcune delle espressioni pronunciate nella recente presentazione della relazione annuale al Parlamento mentre puntava il dito proprio sulle lacune dei piani anticorruzione. “…i problemi più significativi emersi dalla vigilanza riguardano, però, l’applicazione della rotazione…”, e ancora: “…pur essendo stata ribadita nel Piano l’importanza della rotazione, permane la resistenza all’adozione della misura…”. Descrizione che si attaglia al meglio alla situazione della Cittadella. È inutile girarci attorno, l’obbligo della rotazione, alla Regione Calabria, non solo non è considerato come tale ma è un tabù. Un mero adempimento formale che porta solo scocciature. Eppure l’alternanza del personale nell’esercizio delle funzioni è lo strumento fondamentale per evitare incrostazioni, pericolosi accumuli di potere e di relazioni che tutto tutelano meno che l’interesse pubblico».
«La rotazione – ribadisce con fermezza il sindacato – non è un optional, piuttosto è un dovere. Un istituto da applicare nei confronti di tutti. Vale tanto per gli interni, nei settori particolarmente esposti alla corruzione, quanto e soprattutto per gli esterni all’amministrazione che vengono assunti “intuitu personae” (sulla base di un rapporto fiduciario) già di per sé in deroga al reclutamento ordinario del personale nel pubblico. E soprattutto è ora di mettere un freno al ricorso massiccio della giustificazione di essere in presenza di figure professionali “infungibili”. La formula magica attraverso cui i movimenti si paralizzano, bypassando l’obbligo di rotazione. Nell’amministrazione regionale l’attribuzione della “qualità” di infungibile ad una pletora indistinta di soggetti è divenuta la pratica con cui si è riusciti ad arginare la temuta rotazione». «Una scorciatoia formale – si legge nella nota – che lascia inalterate postazioni a rischio, che non consente il necessario ricambio e cristallizza situazioni potenzialmente dannose per l’amministrazione. È come lasciare un lupo lì dove si trova e in più consegnargli in mano le chiavi dell’ovile. L’abuso del concetto dell’insostituibilità di alcuni dipendenti significa abdicare all’interesse collettivo perché il ruolo e le funzioni di un ente pubblico vanno al di là dei singoli. Gli individui passano, la Regione resta. Si può capire – prosegue il sindacato – che in determinati ruoli la rotazione non può avvenire dall’oggi al domani ma esistono strumenti pensati apposta per superare l’ostacolo, come l’affiancamento. Attuare la rotazione non è solo mettere al primo posto l’interesse generale dell’ente ma significa anche voler bene ai suoi lavoratori. Infatti la logica dell’alternanza da un settore all’altro, o comunque da funzioni ad altre, garantisce un’opportunità di formazione, di accrescimento delle conoscenze di preparazione degli stessi lavoratori».
Il sindacato CSA-Cisal si appella all’Assessore al Bilancio ed alle Politiche del Personale, titolare della delega sull’anticorruzione e sulla trasparenza, nonché ai componenti della giunta regionale, all’Organismo indipendente di valutazione e ai referenti dipartimentali, «affinché vigilino sulla corretta applicazione del piano anticorruzione. E visto che stiamo parlando anche di trasparenza, chiediamo che vengano rese pubbliche le procedure che si stanno seguendo e se sono eseguite correttamente, così da avere un quadro chiaro sull’operato dei vari direttori generali e del dipartimento del Personale. Così come dovrebbero essere resi noti – evidenzia il sindacato – tutti i nominativi, uno per uno, di coloro i quali sono ritenuti “infungibili” dall’amministrazione regionale, magari pubblicandoli in una sezione del sito web istituzionale. Chiarezza e tempismo. È fondamentale infatti che da tutti i settori sia profuso il massimo impegno per rientrare nella tempistica delineata dal piano anticorruzione. In altre parole, non lasciare che il piano resti una scatola vuota, un cumulo di belle parole prive di effetti concreti. A questo punto, poiché l’organizzazione è importante, il sindacato chiede che sia al più presto approntata una scaletta più rigorosa affinché l’attuazione del piano anticorruzione per il prossimo anno non riservi questi ritardi nelle comunicazioni, pregiudicando una solida programmazione, e possa perseguire ancor più incisivamente i suoi scopi. Si tenga sempre a mente – conclude la nota – che la rotazione è un principio generale, non vale solo per una parte dei dipendenti».
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