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E’ stato presentato in data 28 gennaio 2025, in occasione della Giornata Mondiale della Protezione dei Dati, il Rapporto “Privacy e Sicurezza” della Fondazione per la Sostenibilità Digitale.
Il rapporto rappresenta l’esito dell’indagine svolta in relazione alla consapevolezza generale sull’importanza della protezione dei dati personali.
Dall’esame è emerso come tale consapevolezza risulti spesso inferiore alla sua effettiva rilevanza. Le differenze emergono tra grandi centri urbani e piccoli comuni: nelle città si presta maggiore attenzione alla privacy, mentre nei piccoli centri, a causa di un digital divide culturale e di una minore consapevolezza dei rischi, la questione appare meno sentita.
In sintesi:
Più in dettaglio, il Rapporto ha esaminato singole questioni di attualità in materia di tutela della Privacy.
Sviluppo tecnologico, privacy e percezione degli italiani
L’indagine rivela che un italiano su quattro (25%) ritiene indispensabile ripensare la privacy nell'era digitale, mentre il 24% non condivide questa necessità.
Nei Grandi Centri, il 30% della popolazione è convinto dell’importanza di ridefinire il concetto di privacy, contro un 20% che non lo ritiene necessario. Percentuali praticamente invertite nei Piccoli Centri dove, invece, il 29% degli abitanti non ritiene necessario un cambiamento, mentre il 19% lo considera importante.
I cittadini digitalizzati e sensibili alla sostenibilità mostrano maggiore fiducia nel cambiamento (36% convinti, contro 16% scettici), confermando che competenze digitali e sensibilità verso la sostenibilità favoriscono una visione positiva. Chi, invece, non utilizza il digitale ma è attento alla sostenibilità riconosce il potenziale impatto delle tecnologie, pur manifestando maggiore cautela.
Preoccupante è la posizione di coloro che non sono digitalizzati né sostenibili: il 40% degli intervistati, ovvero 4 italiani su 10, appare ignaro o indifferente al problema.
Consapevolezza, percezione, e regolamentazione dei Social Network
I social network come Facebook, Google, TikTok e Snapchat sono percepiti da molti italiani come strumenti con un potere eccessivo nel condizionare i comportamenti.
Complessivamente, il 52% degli intervistati ritiene che questa influenza sia significativa, il 23% la considera molto elevata, mentre il 25% la giudica irrilevante.
Le opinioni sono simili tra i diversi gruppi analizzati (concordano sull’influenza dei social tra il 52% e il 59%), ma la fascia dei meno digitalizzati e meno sensibili alla sostenibilità, soprattutto nei Piccoli Centri, mostra una consapevolezza molto ridotta: solo il 5% di loro riconosce un elevato potere alle piattaforme. Questo dato evidenzia una vera e propria disconnessione culturale e una limitata esposizione a tali dinamiche.
Per quanto riguarda la regolamentazione, emerge una situazione di incertezza e incoerenza. Il 22% degli italiani richiede interventi governativi più rigidi, percentuale che aumenta al 29% nei Grandi Centri e scende al 16% nei Piccoli Centri. Complessivamente, circa il 50% degli intervistati concorda sulla necessità di una regolamentazione più severa.
Attenzione alla privacy, anche quella degli altri!
Il Rapporto evidenzia che solo il 24% degli italiani presta sempre molta attenzione alla privacy altrui quando pubblica contenuti online, mentre il 50% dichiara di farlo "abbastanza" e il 26% non se ne preoccupa affatto.
La protezione della privacy è percepita come una priorità per il 34% degli intervistati, mentre il 20% non la considera tale.
Spostando l’attenzione sul rapporto tra privacy e personalizzazione dei servizi digitali, emerge una certa ambivalenza. Il 45% degli italiani ritiene che la privacy sia "poco o per nulla" sacrificabile rispetto alla personalizzazione, ma nei Piccoli Centri questa percentuale scende al 39%, con il 50% che si rifugia nella risposta intermedia: "abbastanza". Questo dato evidenzia un’incertezza culturale e una difficoltà nel comprendere le implicazioni delle tecnologie di personalizzazione sulla tutela dei dati personali.
Responsabilità dei contenuti pubblicati sui Social Network
Nei Grandi Centri, il 56% degli intervistati ritiene che la responsabilità dei contenuti sui social debba ricadere sugli utenti che li producono, una posizione decisamente più diffusa rispetto ai Piccoli Centri, dove la percentuale scende al 41%. Al contrario, nei Piccoli Centri il 23% attribuisce allo Stato il compito di controllare i contenuti, contro appena il 10% nei Grandi Centri.
In entrambi i contesti, circa un terzo degli intervistati considera le piattaforme social corresponsabili nella moderazione dei contenuti. Questa differenza di vedute riflette una maggiore fiducia nelle istituzioni nei Piccoli Centri, mentre nei Grandi Centri prevale una visione più decentralizzata, probabilmente legata a una maggiore alfabetizzazione digitale e consapevolezza delle dinamiche online.